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30 agosto: baia di Jokulsarlon

In anfibio a vedere gli iceberg, cena collettiva

30 Ago

Un'intera giornata fra gli iceberg. La mattina siamo alla baia di Jokulsarlon.


Si scende dalle macchine e di corsa sono già sulla riva a fotografare la lingua del ghiacciaio che arriva in acqua. Blocchi di ghiaccio di tutte le dimensioni galleggiano nel mare limpidissimo.
Cesare e uno dei trentini sono là in ciabatte da mare a farsi fotografare su pezzi di ghiaccio in riva. Poi ci muoviamo, si rimonta in auto perché alla baia più grande ci aspetta un giro con l'anfibio a vedere gli iceberg a distanza ravvicinata.
Aspettiamo il nostro turno, alternando soste alla riva e alla reception. In riva avvistiamo ancora alcune foche, che si mantengono a distanza senza avvicinarsi ai curiosi.

E arriva finalmente il momento di salire sull'anfibio.
Una grossa barca munita di ruote, si sale su per una passerella, si ritira il proprio giubbotto di salvataggio e ci si siede sulle panche.
Il motore si accende e le ruote si muovono sulla pista nella sabbia nera. L'anfibio entra in acqua lentamente, avanzando con le ruote fin quando non galleggia sull'acqua e può quindi muoversi come una normale imbarcazione. Ci lasciamo alle spalle la riva e gli unici colori che vediamo sono sfumature che vanno dal bianco all'azzurro.
Gli iceberg sono ovunque attorno a noi, noi siamo in mezzo e non possiamo fare altro che guardare e fotografare.
Poi l'anfibio si ferma e viene raggiunto da un gommone guidato da un tizio che consegna alla speaker un pezzo di ghiaccio di 1.500 anni fa. La donna comincia a spiegarci la storia di quegli iceberg, che io ho ormai dimenticato, e per fortuna che c'è Tiziana che traduce velocemente, altrimenti sai quanto avrei capito di tutto quel discorso? Poi fa a pezzi quel blocco di ghiaccio e ce ne consegna un pezzettino ciascuno da mangiare. Certo, ad Husavik, durante il whalewatching, il trattamento è stato diverso, c'erano ciambelle e cioccolata calda, e adesso ci dobbiamo accontentare di un pezzo di ghiaccio stantio.

L'anfibio compie un giro nella baia e fa ritorno a riva, le ruote fanno presa sul fondo e l'imbarcazione parcheggia. Scendiamo soddisfatti.

Nel tardo pomeriggio arriviamo al campeggio, diventato un pantano per le piogge recenti.
Prima di montare la tenda prendiamo un telone impermeabile e lo stendiamo sull'erba zuppa d'acqua.
La sera Maurizio ha prenotato per tutti in pizzeria. "Quanti siete?" gli ha chiesto la tizia al telefono. "Siamo in 50!" le ha risposto Maurizio. Manca poco che le prende un infarto.
E poi capiamo perché.

Verso le 20 ci muoviamo e in breve siamo davanti al locale. Si sale al piano superiore e a gruppi ci sistemiamo ai tavoli.
Il locale era vuoto, a parte una coppietta che, dopo il nostro arrivo, ha optato per una pizza a portar via... Il menu è semplice: una bevanda a scelta (birra per me) e poi tranci di pizza scelti dalla casa. Ce ne toccano 7 a testa, rossa coi funghi, all'aglio, con le verdure, ai frutti di mare (che non prendo). Con tutta quella pizza che ci faccio con mezzo litro di birra? Così, carta di credito in mano, mi alzo e vado al bancone a prendere un'altra birretta.

Il chiasso aumenta, mangiamo bene e spendiamo poco, Maurizio è riuscito non si sa come a farci spendere 900 corone, circa 11 euro, prezzi ben diversi dall'ultima pizzeria in cui abbiamo cenato.
Stiamo per andarcene, quando vedo i trentini che armeggiano in terra attorno a quella che sembra essere una torta.
Ma non è una torta. E' un pezzo di squalo acquistato in chissà quale supermercato.
Lo squalo in questione non è cucinato né fresco. Dopo averlo pescato, viene seppellito nella sabbia e tirato fuori dopo 6 mesi. Quindi fatto a pezzi e venduto. E i trentini, due di loro anzi, ci avevano messo pure le candeline sopra. Era il compleanno dell'altro...

Entrano in una saletta e comincia la festicciola a base di squalo ammuffito. Il festeggiato spegne le candeline, lo squalo viene tagliato con un coltellaccio e poi servito a qualche cavia. Dopodichè devi bere un goccio di non so quale liquore forte per smorzare il sapore che non deve essere certo dei migliori. Io sono là che rido e vedo che i trentini convincono la Maria Vittoria, figlia più grande delle prolifiche famiglie Bradford, ad assaggiarne un pezzo. Sento qualcuno che dice che anche io, chissà perché, devo assaggiare quella roba. La ragazza con parecchie smorfie mangia lo squalo. Poi i trentini tentano di convincere anche me, che comincio a dire di no, ringraziando per la cortesia. La Maria Vittoria mi apostrofa: "Dai, D'Artagnan, che maschiaccio sei?"
Una sfida, dunque.

E così mangio anche io quello squalo, masticandolo con gusto, senza sentire il minimo sapore... poi mi bevo il goccetto e tutto finisce lì. Per essere ammuffito non è male.

Facciamo ritorno al campeggio. E' buio, io e Fabio apriamo la macchina e prendiamo i sacco a pelo. Aspetto che Fabio apra la tenda, ma mi ritrovo ad aspettare davanti a quella di Maurizio. "Ma che fai davanti alla tenda di Maurizio?" mi chiede Fabio. Mi accorgo dell'errore e comincio a ridere, rido ancora mentre mi tolgo le scarpe, e rido mentre apro il sacco, e sto ancora a ridere mentre mi spoglio e rido quando mi infilo dentro, e Fabio mi chiede che cosa ho da ridere, ma io non lo so, non riesco a smettere, sarà la birra, o la torta allo squalo, che ne so?, anche quando mi chiudo dentro il sacco rido e mi fa male la pancia a furia di ridere.

E proprio ridendo finisce il nostro quattordicesimo e ultimo giorno in Islanda.

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