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22 agosto: Hveravellir, Langjokull

Pozza sulfurea, ghiacciaio, Asgardsfjall

22 Ago

Come poteva iniziare un altro giorno in Islanda senza far visita all'ennesima pozza puzza? Questa volta è nella zona chiamata Hveravellir. Mi risparmio ancora una volta di mettere il deretano a mollo e mi godo un altro giorno di bel tempo in questa terra.

Più tardi andiamo a vedere gli effetti dell'erosione glaciale nel letto semi-asciutto di un fiume. Sassi dai mille colori giacciono a terra sbriciolati, frantumati dal freddo. Alle nostre spalle ci appare la sagoma bianca del ghiacciaio Langjokull.

Montiamo in auto e facciamo tappa a un rifugio che troviamo chiuso. O, meglio, si può solo entrare in un paio di stanzette, mentre nell'ampia cucina e nel salone coi letti troviamo la porta chiusa a chiave.

Tira vento e fa un po' freddo. Maurizio va a cercare non ricordo chi, mentre noi lo aspettiamo là. Così io e Fabio cerchiamo un modo per entrare, c'è una finestra lasciata quasi aperta, ha il blocco che può essere sollevato, se solo trovassimo un oggetto laminare da infilare sotto. Fabio prova ma niente, così giriamo attorno alla costruzione e trovo la lama di una sega che Fabio riesce a infilare sotto il blocco. La finestra è aperta, lo scassinatore è un lavoro per pochi, non per tutti.
La sagoma esile di Fabio si infila dentro e apre la porta. Ma poi gli altri desistono, se il rifugio è chiuso vuol dire che è chiuso, così ci chiudiamo la porta alle spalle. Prima di andarcene, però, rimetto il blocco della finestra come l'avevamo trovato.

Andarcene... abbiamo rischiato di restare là, io e Fabio e Rossella, perché Maurizio non è mica tornato... Così ci dividiamo in altrettante auto, e a me tocca il Suzukino trasformato di Stefano. Una bomba, quel fuoristrada. Non ha più la chiave nel cruscotto per l'accensione, ma si accende con la pulsantiera di un elicottero... Dell'auto che è stata è rimasto poco e niente, in effetti bisogna farci caso che è un Suzuki...
Partiamo da quel posto freddo e abbandonato e ci dirigiamo verso il campeggio. Ad un guado Stefano chiude i finestrini e ne approfitta per lavare l'auto, entrando in acqua a velocità...

Si arriva così al campeggio, ad Asgardsfjall. Un bel campeggio, ampio, grande, con diversi rifugi in legno ben costruiti, sembrano tanti piccoli cottage, e poi svariate tende già montate. C'è perfino un distributore di benzina. Arriviamo noi a sistemare le nostre, siamo una sessantina di persone, ma là ce ne sono almeno un'altra quarantina.

Giro lo sguardo intorno per cercare i bagni e non credo ai miei occhi. Un accrocco di legno con 2 cabine, i bagni per uomo e donna, e di fronte 2 lavandini allo scoperto. Cento persone nel campeggio avrebbero dovuto usufruire di quei bagni...

Dopo cena scatta un'altra escursione. Io e Fabio, gli unici matti che con quel freddo la sera ce ne andiamo in giro anziché restare al caldo della tenda, prendiamo un sentiero che parte vicino alla pista e raggiungiamo la sommità di una collinetta. Tornando al campeggio ci fermiamo al rifugio principale dove ci aspettano altri.
Dentro fa caldo, tanto che resto a mezze maniche. Un'immancabile birretta mi disseta, mentre restiamo là per un'oretta a chiacchierare.
Molti hanno preferito dormire ai rifugi, anziché in tenda. Soldi sprecati, all'interno della tenda si sta bene, mi spoglio, restando in mutande, e mi infilo nel sacco a pelo, subito avvolto da un'ondata di calore. E' un mito quel sacco a pelo!

In breve mi addormento, lasciandomi alle spalle il sesto giorno in Islanda.

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