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14 agosto: attraversiamo il fiordo

Campeggio a Bergen

14 Ago

Partiamo da Notodden alle 8,40 circa. Quella mattina ci ha raggiunto Vincenzo, che ha dovuto far montare alla sua auto un cambio nuovo.

Durante la strada ci fermiamo per una sosta in un piccolo centro abitato, con negozietti e bancarelle. C'è perfino una sorta di monumento a non si sa cosa, un'autovettura che sembra fatta con pezzi di elettrodomestici, tant'è che attaccato al radiatore c'è perfino un rubinetto... Più avanti, in una specie di spartitraffico, un bella tazza di gabinetto se ne sta piantata là come se niente fosse. Fabio il Pakistano ne approfitta per calarsi i pantaloni... un gesto che farà spesso durante la vacanza...

Per pranzo io e Fabio decidiamo di comprarci un bel pollo già cotto al supermercato. E così, durante la sosta per il pranzo, ce ne andiamo giù al fiume a mangiarcelo in santa pace fra gli sguardi divertiti (e invidiosi, secondo me) di tutti gli altri.
Sulla sponda del fiume qualcuno ci ha costruito casa. Io e il Clavicola andiamo a visitarla, è ben arredata, sono riconoscibili perfino le varie camere e i disimpegni.
Certo che quando il fiume è in piena l'umidità ti uccide...

Arriviamo così al fiordo, con casupole sulla riva. Si nota, in lontananza, una tenda dei nativi americani, il classico teepee, ma quello che meraviglia è l'idrovolante "parcheggiato" davanti. Beata miseria.

Il nostro traghetto parte alle 16,00, per attraversare il fiordo e dirigerci verso Bergen.
Sostiamo sulla strada, in vicinanza di un ruscello. E parte così la prima escursione speleonauti, io e Fabio ci stacchiamo dal gruppo e raggiungiamo il ruscello, poi, saltando sulle rocce, arriviamo a un bella cascata.

Quella sera campeggiamo a Bergen. Un bel campeggio, grande, spazioso, con la strada che lo attraversa. Sistemiamo le tende, ceniamo.
Poi scarichiamo la macchina. Tutta. Tutti i bagagli fuori. Uno per uno, erano stipati così bene, così ordinati, non facevano male a nessuno. Ma Maurizio li vuole tutti fuori per un'operazione che è bene non dire.
Non la dirò, quindi, dirò solo che ci andò bene, fortuna sfacciata.
La sera improvvisiamo un tendone con un telo di Gianmarco e ci mettiamo là sotto a bere vino rosso. Le chiacchiere si fanno alte, noi italiani ci facciamo riconoscere sempre, e un tizio ci viene a chiedere di parlare a bassa voce. Avrà pure ragione quel poveraccio, è mezzanotte.

Roberta beve bene quella sera e diventa abbastanza allegra. Insiste per andare al lago del campeggio, che nessuno sa dove sia, e così insieme a Rossella, io e Gianmarco la portiamo al lago. Ride di continuo, sembra essere senza freni, e infatti si arrampica sulle scale di un bungalow in legno e nasconde le ciabatte da mare che vede sulla veranda. Poi fa lo stesso col costume di un altro sconosciuto, che mette sotto un sasso in riva al lago che abbiamo infine trovato.
Passa così un'oretta e ce ne andiamo a letto.

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